Eurasia 2012

EURASIA
Quando abbiamo lanciato l’idea di Eurasia tutti ci hanno nuovamente deriso e definito due pazze, ma sapevano anche che quando ci mettiamo in testa qualcosa è dura farci cambiare idea.
Quando poi abbiamo comunicato che questa volta la Gazzamobile sarebbe stata una Peugeot 3008 HYbrid4 , la prima macchina diesel ibrida al mondo, la situazione è anche peggiorata.
Nonostante tutto abbiamo trovato tante persone che hanno creduto in noi e nel nostro progetto e così in men che non si dica abbiamo trasformato la macchina che ci ha dato Peugeot nella nuova e fiammeggiante Gazzamobile, dall’inconfondibile colore rosa (in onore di Fondazione Candido Cannavò e Gazzetta dello Sport) e tappezzata di tutti i marchi delle aziende che hanno deciso di salire a bordo con noi ed affrontare la nuova sfida.
Eurasia si è quindi trasformata in un viaggio rosa ma dal cuore green, quello ibrido della nostra Peugeot, che si è rivelata una compagna affidabile che ci ha portate a destinazione senza il minimo problema.
Più che un veicolo di trasporto, la 3008 HYbrid 4 in questi 2 mesi è stata la nostra casa, la compagna instancabile grazie alla quale abbiamo potuto vivere una esperienza indimenticabile in piena libertà e sicurezza.
Man mano che macini asfalto, che cambiano i paesaggi, il colore della pelle delle persone e gli idiomi, ti rendi conto che la macchina permette una libertà che non credevamo possibile, permette di uscire dalle rotte turistiche (anche se spesso dove andiamo noi non si può nemmeno parlare di rotte turistiche), permette di entrare in contatto con la gente, permette di gustare il viaggio e le sue emozioni.
Le emozioni si sono susseguite una dietro l’altra a raffica. Stavano sempre in agguato dietro l’angolo, spesso camuffate da imprevisti, a volte da problemi che inizialmente sembravano anche insormontabili. Ogni situazione critica, però, si è sempre trasformata in un’esperienza positiva: un incontro inaspettato, un luogo in più visitato, un’amicizia nuova, un sorriso ricevuto.
Il viaggio per noi è così, lo abbiamo imparato strada facendo. È un po’ come una droga, una volta partiti non si riesce più a farne a meno. Ad un certo punto addirittura non sembra più nemmeno importante la destinazione, basta solo continuare ad andare.
Ogni volta che partiamo ci sembra di essere fatte apposta per quello: per macinare chilometri, ammirare paesaggi che sfrecciano veloci dal finestrino, respirare odori sconosciuti, incontrare persone incredibili, stupirci di fronte ad ogni nuova situazione che viviamo. Non ci pesa lasciare amicizie ed affetti a casa, perché sappiamo che se sono autentici li ritroveremo al nostro ritorno. Non ci pesa partire con uno zaino e pochi vestiti, lasciando a casa trucchi e scarpe con il tacco. Non ci pesa lasciare le comodità a cui siamo abituate, la doccia, un letto soffice, la lavatrice, l’aria condizionata. Siamo come dei camaleonti che si adattano benissimo a qualsiasi situazione ed in qualsiasi ambiente.
Siamo partite con il bagaglio personale ridotto all’osso per lasciare lo spazio all’attrezzatura da campeggio e ai viveri (offerti da Ferrino), alle ruote di scorta (Pirelli), alle taniche per il carburante, i pezzi di ricambio per l’auto e gli attrezzi necessari.
In più, avevamo a bordo il videoperatore Michele Franceschini, che si è occupato di riprendere il nostro viaggio per realizzare un documentario, e dovevamo prevedere il posto per una guida che ci sarebbe stata imposta una volta entrate in Cina.
In un viaggio come il nostro lo spazio non è solo un problema materiale ma anche psicologico, l’idea di stare chiusi per 2 mesi in macchina con 2 sconosciuti di certo non ci alletta, ma come al solito il nostro ottimismo ci fa superare qualunque ostacolo

1- continua…

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