Chiunque abbia cambiato vita almeno una volta ricorda con precisione il momento della presa di coscienza.
Il mio è il 1 luglio 2014, avevo da poche ore terminato la stagione con gli U15 della Mens Sana Siena, eliminati dalla Scavolini alle Finali Nazionali di Padova.

L’ultimo allenatore a sedere in panchina in una partita ufficiale di quella società fui io, un milanese cresciuto all’Olimpia e con Fiero il Guerriero non tatuato solo per paura degli aghi. Parafrasando Morpheus, al destino come sappiamo non manca il senso dell’ironia…
Nel viaggio di ritorno verso casa realizzai che avevo raggiunto il massimo, che il mio percorso era terminato. Pensai anche che quando mia nonna aveva un litro di latte, faceva la crema pasticcera.Pensai che mia mamma, in estate, cucinava per 40 tutte le sere.
Pensai che i miei compagni in gita portavano i tramezzini col caprino, io la frittata di maccheroni. Pensai che con gli amici cucinavo sempre io per non lavare i piatti. Pensai che a 20 anni avevo incontrato Andrea Trinchieri e non Carlo Cracco.

Poi pensai alle occasioni perse : avevo 16 anni, andai a Londra con un amico che voleva imparare l’inglese facendo il lavapiatti – lui ebbe il coraggio di restare, io no. Ora lui ha una stella Michelin.
Avevo 21 anni, un allenatore dell’Olimpia mi chiese di aiutarlo e iniziare con la serie A – me ne andai pensando di poter allenare da solo. Era Andrea Trinchieri.
Avevo 24 anni, potevo fare l’assistente di un non così famoso (come allenatore) Meo Sacchetti – me ne andai sbattendo la porta. Meo ora allena la Nazionale.
Avevo 26 anni, non riuscii a capire cosa volesse dire stare in un club come la Fortitudo Bologna – mi mandarono via.
Ne avevo 28, l’Olimpia provò a mettermi dietro una scrivania – non era il mio, lasciai il posto a Simone Casali che ora lavora per la ‘NBA.
Sempre in quel viaggio di ritorno mi resi improvvisamente conto che non avevo più 20 anni, ma per fortuna non ne avevo ancora 40 e decisi che non avrei più perso occasioni.
E, riprendendo il vecchio Morpheus, la prima me la diede la stessa persona che mi offrì la serie A, che è la stessa che ospita queste righe.

Oggi non ho un ristorante, cucino per le persone, quello che vogliono, quando vogliono e come vogliono. A casa loro. Vado in vacanza con loro per far fare loro la vacanza. Oggi sono Il tuo Chef.
Non avrei mai potuto farlo senza una persona che ha capito prima di me che ce l’avrei fatta. Quando l’ho capito anch’io l’ho sposata.
LUCA ROBLEDO
