C’è una ricca collezione di Superbasket nella mia vecchia casa di campagna. Ho il numero 1, il numero 2, il numero 3…vent’anni di uscite nascosti in un solaio. Su Superbasket c’è il primo articolo di Federico Buffa, che convinse Aldo Giordani con una storia scritta sul playground di UCLA. C’è anche il pezzo in cui ci fece conoscere la CBA, diviso in due parti. Memorabile. Per anni sono stato un fedele collaboratore di Enrico Schiavina per le minors: quattro, forse cinque stagioni, fino a quando entrai nella stanza dei bottoni per sostenere un colloquio di assunzione. Se n’era andato Marco Valenza e serviva una penna in più oltre a Limardi-Valenti-Gotta-Benzoni-Schiavina. Lo ammetto, nutrivo grandi speranze, ma scelsero uno più bravo di me (Giancarlo Migliola). Venni però segnalato alla Virtus Bologna e la settimana successiva ripresi la macchina per sostenere un altro colloquio: bisognava solo dire di si, per entrare nell’area comunicazione di società e azienda, ma di videogiochi proprio non me ne intenedevo, anzi, li detestavo allora come adesso. Lo ammisi candidamente e tornai a casa, pronto per un altro viaggio.

Superbasket, attraverso i suoi giornalisti, ha lanciato un SOS che è doveroso ascoltare, capire e fare proprio. Nessuno ha la bacchetta magica per risolvere i problemi – figuriamoci di questi tempi – ma un “basket” sordo al grido di una costola importante della sua storia recente, non “può esimersi”, come direbbe Aldo Giordani.

Che basti poco o serva molto, questo non lo so. Ma due leghe professionistiche, tre leghe dilettantistiche, tre leghe femminili “coperte” tutte le settimana per un totale di oltre 250 squadre “menzionate”, non possono permettersi di fare a meno del loro Settimanale. E con loro anche, e soprattutto, una Federazione attesa da decisioni importantissime, che vanno documentate.

G.V.