A Parigi, da Montmartre alla Bastille tempio della new wawe della Bistronomie, guidati da Calogero Scibetta, che ti spiega la differenza tra gli italiani che non si vestono da italiani, non si vestono da francesi ma si vestono da italiani che vivono a Parigi.
A Parigi, con quel che resta di Oreste Scalzone, venti chili di ossa e cinque di cappotto, a guidare una triste manifestazione di sostegno ai No Tav, quattro gatti al grido di “Futur de Merde”. Grazie, basta cosi.
A Parigi per andare alla Gazzetta – il nome e’ dedicato proprio alla nostra rosea – dove un cuoco svedese tiene tutti per la gola (Petter Nilsson) e per andare a cena serve prenotare con due, tre settimane di anticipo.
Due menu’, da cinque o sette piattini, e un paio di grandi trovate.
La tartare di manzo insieme a ostriche, alghe e un’ostia di zucca; una fetta di di vitello basco cotto a bassa temperatura con una composta di mele, patate e camomilla accompagnato da topinambur arrostiti.
Da urlo anche il gelato alla banana sopra il pain d’epices con una crema al mandarino.
Abbiamo bevuto acqua e vino corsi.