Facciamo quattro passi in centro a Milano, al sabato, dopo mesi. Lascio gli occhi sulle vetrine Samsung/Windows8 alla Rinascente (comprerei tutto), poi si va a vedere l’Excelsior di cui parlano tutti. Bellissimo: tre piani semivuoti, un piano e mezzo imballato. Quello di Eat’s, food market e bistrot, in cui si fa la coda per il tavolo e per pagare la spesa gourmet. E’ un trionfo per Giuseppe Ursini e i suoi manicaretti, nel packaging speciale pensato per Eat’s. Se ci andate, fate la scorta. Il progetto Eat’s è nato a Conegliano ed è oggi un must per i golosoni del centro. Il bistrot è per me inaccessibile: troppa attesa e sicuramente caro. Il market costicchia, ma le cose sono tutte di livello, così come i banchi della carne e del pesce.
Abbiamo voglia di qualcosa di veloce: per prendere un panzerotto da Luini c’è una coda chilometrica (quasi quanto quella che ho visto fuori da Abercrombie), ci dirigiamo verso Brera e ci sediamo da Obikà in via Mercato, un “mozzarella bar”, per un’insalata . Siamo seduti fuori, la temperatura lo permette, ma per venti minuti non ci caga nessuno e ce ne andiamo. Andiamo allora alla Salsamentera di Parma, a pochi passi, ma i miei tortelli annegano in un mare di burro e le melanzane sanno di poco.
Si torna allora verso casa: ritiro le mie nuove Barracuda (foto) in ufficio e inizio a concentrarmi sugli abbinamenti serali. Ho delle burrate di Andria grazie a Lorenza, la moglie di Massimo Bertelè, che mi ha indirizzato in un mini market di Mezzate pieno di cose buone, principalmente pugliesi e siciliane.