Mangiare dopo una certa ora è sempre un problema. Ci sono quelli che ti chiudono in faccia, ma anche quelli che ti prendono per il naso: entri, è pieno di gente e ti dicono che la cucina è chiusa. Ieri sera, prima della telecronaca di Valencia-Kazan, Pietro Scibetta e io siamo andati dal grande Pietro Paolo Virdis (l’angolo di Virdis è un gran posto): abbiamo chiesto per il dopo, gentilmente ci ha detto di no. Sarebbe stato troppo tardi. Ce lo ha detto, gentilmente. Siamo così finiti all’Antica Focacceria San Francesco, robe di Sicilia trapiantate a Milano: discreto, ma bere uno Zibibbo secco (l’ho scoperto durante una vacanza dalle parti di Ragusa, amo la Sicilia quasi come mia madre e mia sorella) regala sempre soddisfazioni. Tra un involtino di melanzane e una polpetta di pesce spada il tempo di qualche messaggio e la genesi dello skocciatore enogastronomico. Può avere mille volti: quello che “sento” adesso è vedermi entrare in uno, due, tre, quattro locali e farmi rimbalzare ogni volta. E’ una cosa che è accaduta ed è una cosa che ripeterò, ogni tanto, dandovene contezza qui: chi ci fa sedere, chi non ci fa sedere, e perchè. Poi le nostre reazioni: ci attaccheremo a una bottiglia, e non ci staccheremo più.
La settimana scorsa, con Paolo Borraccetti, il regista di Wild su Italia1, è stato un disastro. Troppo tardi per Erba Brusca (ma avevo chiamato), si erano fatte le 23.15, venerdi sera, pieno weekend. Tanta gente in giro. Navigli imballati (a me i Navigli piacciono sempre, un turista lo manderei solo lì, in questa città), si torna dalle parti di Porta Romana. Abbottega, tutto pieno, c’è scritto che si mangia fino a mezzanotte, ma ci mandano a casa. Pastamadre, uno dei miei posti preferiti: ho poche speranze, ma provo perchè c’è gente. Niente da fare, non si mangia nemmeno lì. Non si tratta nemmeno per uno spaghettone, nulla di nulla. Finiamo allo spagnolo: poco convincente, ma servono mezze tapas fino a tarda ora.
Piatto abbinato a questo post: gnocchi di castagne con ragù di scamorza uvetta e pinoli (un piatto storico nella carta di Locanda Malpassuti, Carbonara Scrivia)
Canzone abbinata a questo post: i miei Mumford, trovatemi un biglietto ragazzi….
Appuntamento alla prossima settimana: vi parleremo do Soy, Woodstock3 e avvelenamenti vari….
Il testo tradotto della canzone: musica e parole pazzesche, penso il pezzo dell’anno, almeno per me.
AMANTE DELLA LUCE
E nel cuore della notte
Potrei guardarti andare via
Non ci sarà un valore nella forza
Dei muri che ho eretto
Non ci sarà un conforto all’ombra
Delle ombre proiettate
Ma io sarò tuo se tu sarai mia
Ho allungato la mia vita
e individuato le cuciture
Prendi quello che ti piace
Ma chiudimi gli occhi e le orecchie
Guardami sgretolarmi continuamente
Ho fatto male
Perciò costruisciti la tua torre
Ma chiamami ‘casa’
E costruirà un trono
E non mi pulirò mai più gli occhi
Ma ama colui che stringi
E sarò il tuo obiettivo
Da possedere e da stingere
Un amante della luce
Pelle troppo tesa
E occhi come biglie
Tu mi fai sbandare
Perciò osservami mentre scivolo
Prima che io ruzzoli verso casa, verso casa
So di averci provato
Non ero stabile
Difetto di orgoglio
Mi manca la mia visione ottimista
Perciò sollevo le mani – inspirare, espirare
Ma ama colui che stringi
E sarò il tuo obiettivo
Da possedere e da stingere
Un amante della luce
E nel cuore della notte
Potrei guardarti andare via
Non ci sarà un valore nella forza
Dei muri che ho eretto
Non ci sarà un conforto all’ombra
Puoi anche non fidarti delle promesse
Di cambiamento che ti mostrerò
Ma io sarò tuo se tu sarai mia
Perciò ama colui che stringi
E sarò il tuo obiettivo
Da possedere e da stingere
Un amante della luce
Perciò ama colui che stringi
E sarò il tuo obiettivo
Da possedere e da stingere
Un amante della luce