In trasferta col Derthona alla Trota a Rivodutri

Qualche tempo fa disturbai Roberto Brunamonti per dei consigli su ristoranti tra l’Umbria e il Lazio, e Lui mi indirizzò senza esitazioni verso La Trota a Rivodutri: a quindici chilometri da Rieti, 2 stelle Michelin, cucina di lago e di territorio. I fratelli Sandro e Maurizio Serva si dividono cucina, sala e…stelle, eredi di una magica saga famigliare iniziata da queste parti nel 1963.

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Il corso d’acqua che costeggia La Trota

E’ passato del tempo dal prezioso suggerimento di Roberto Brunamonti, perchè bisognava trovare il momento giusto, che è arrivato domenica scorsa in occasione della partita a Rieti del Derthona Basket, cui Angelina ed io riserviamo annualmente un paio di trasferte legate alle partite.

Abbiamo optato per Rieti anzichè Roma, in compagna degli amici Claudio, Andrea, Giulio e Rossella, e ci siamo goduti un pranzo indimenticabile.

Purtroppo il Derthona non ha vinto la partita, ma la consolazione sta nell’aver gustato la cucina di un 2 stelle vero, in un locale accogliente e sincero, che non ti fa pesare mai il peso delle stelle, anzi grazie alla distanza tra un tavolo e l’altro di regala la sensazione di essere in un ambiente conosciuto e famigliare.

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Il nostro tavolo a fine pranzo, molto intimo e curato

La carta dei vini ci ha subito riservato una sopresa: sette referenze di Derthona Timorasso di Walter Massa. “Siamo stati tra i primi in Italia a crederci ed a metterlo in carta – ci hanno detto – e da tanti anni Massa ci viene a trovare con salami e frutta della vostra zona”. Con un inizio così, non poteva che andare tutto in un grande crescendo nelle quasi quattro ore trascorse in un posto davvero speciale, apertesi con un “Manifesto” e del pan briochè da inzuppare.

Addirittura 3 menù, uno per scoprire il pesce di lago (quello che ho scelto io), uno per scoprire il Territorio (Angelina), uno per i grandi classici de La Trota. Ci hanno specificato subito che si potevano apportare variazioni, e che tutti i menù si potevano considerare flessibili. Non è una cosa da poco. Poi tutte le proposte alla carta, e sono parecchie. La carta dei vini è piuttosto corposa ed importante, abbiamo bevuto Trebbiano umbro, due referenze con un buon rapporto qualità prezzo.

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I vini

In quattro abbiamo scelto il menù di lago. Io ho scambiato le zite con un must del locale, l’uovo di carciofo che mi sognavo già dalla sera prima.

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Perdonate la qualità di questa foto.

La cosa che mi ha fatto impazzire di questi piatti è l’incredibile mix tra sensazioni al palato e impatto visivo delle portate, le foto non rendono neanche minimamente l’idea. La delicatezza nelle preparazioni e la magia di salse delicatissime, da circoletto rosso per sempre.

Qui la trota, uno dei piatti che mi è piaciuto di più.

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Si va a Oriente – almeno nelle forme e nel visual – per la carpa in crosta di semi di papavero e una maionese da impazzire. Una l’ho rotta subito, sono un disastro, chiedo perdono.

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L’uovo che sognavo e che mi ha fatto saltare sulla sedia: ti dicono subito che l’uovo va tagliato verticalmente. Ti esegui e vorresti non finisse mai. Quando esce il tuorlo non vedi l’ora di fare scarpetta. Vergognarsi? Manco per sogno. Tu mi provochi e mò te magno. Da impazzire.

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La zuppa di Tinca con i capelli d’Angelo, servita con tanto di caffettiera napoletana, è scivolata vai così, immagino alla sigaretta dopo l’orgasmo per chi fuma. Io ero bello impettito ma avevo solo voglia di un altro uovo.

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Quindi il Luccio, altro punto esclamativo di un’esperienza semplicemente indimenticabile, bello da vedere, gustosissimo da mangiare e poi… tanto. Si, tanto. Le portate del menù degustazione sono portate vere, di una cucina “vera” da 2 stelle vere, ed è bene ribadirlo, alla Trota ci si siede in una delle prime 10-15 grandi tavole d’Italia.

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Le zite non le ho mangiate, essendo state barattate con l’uovo.

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Nel frattempo Angelina si era dedicata al menù del Territorio.

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Andrea ha selezionato poi un formaggio da un carrello davvero invitante, e questa è davvero una cosa che fa tradizione, cose di una volta, semplicità nel proporre le cose alla “vecchia maniera”, mi è piaciuta tantissimo.

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Il gran finale dei dolci, che hanno mantenuto le attese. Semplicemente irreale la mia zuppa inglese che si ricompone magicamente in bocca. Golosissime, quasi una parata in tuffo plastico del portiere per il pubblico le piccole bombe da immergere nelle salse. Andrea e Claudio mi hanno detto cose meravigliose del gelato di olive nere, tra l’altro elegantissimo.

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Poi un giochino divertente: la composizione di una piccola pasticceria realizzata con verdure e ortaggi, tutti da scoprire. Ovviamente ci siamo arenati sul più facile, la crème brulée  (un tocco di peperone, davvedeliziosa)

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Infine il caffè, con i cioccolatini.

Un pranzo indimenticabile

Ristorante La Trota

Via S. Susanna, 33, 02010 Rivodutri (Rieti)

0746 685078

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