Marco Martelli, direttore sportivo della Novi Più Casale Monferrato, ha condiviso con me viaggi (e miraggi) sempre accompagnati dall’adeguata ricerca del posto giusto dove commentare insieme partite, situazioni, cose della vita. Ci ha regalato la sua ricetta della cheesecake, e non posso fare a meno di ricordare quelle che mangiavamo insieme da Junior’s dopo le partite di finale della Big East a New York.
Ovviamente nacque tutto per caso: nuova vita, nuova città, nuova casa, una cucina pronta per essere sfruttata nei pochi ritagli che il lavoro lascia. Eravamo appena tornati dalle Summer League, e dopo uno dei nostri blitz (miei e tuoi) alla Factory, non potevo non provarci. Devo dire che partii con grandi riserve: nemmeno avrei voluto assaggiarla, quella prima prova lasciata in frigorifero tutta la notte, ma dal momento che la sera prima per cucinarla non avevo nemmeno cenato, una fetta per colazione dovevo concedermela. Il vero problema furono la seconda e la terza. Soddisfazione.
Lavorando sulle quantità e sulla cottura, penso di essere arrivato alla versione definitiva, quella che poi ha fatto la felicità di Ricky Hickman, nel giorno del suo compleanno di un anno fa, quando dopo la timidezza dei primi giorni s’era pensato di buttarla sulla bomba calorica. Successo fu, se ancora oggi il suo allora coequipier Gentile mi rinfaccia il mancato egual trattamento.
Detto questo:
Usare un classico stampo a cerniera da 22 o 24 cm, non dimenticarsi di imburrare la circonferenza, cosí come di preparare un disco di carta forno da appoggiare sul fondo.
Iniziare con la preparazione della crosta:
– 350 grammi di biscotti digestive McVities (poco meno di un pacco)
– 2 decisivi cucchiai di zucchero di canna
– 220 grammi di burro fuso
Sbriciolare (frullare) i biscotti assieme allo zucchero e nel frattempo fondere il burro. Premetto che solitamente abbondo in entrambe le quantità (biscotti e burro) perché l’amarezza di trovarsi a foderare lo stampo e terminare l’impasto é un momento che non augurerei al peggior nemico. Dunque meglio abbondare (e aggiungere sempre un pó piú di burro, in modo che l’impasto possa essere facilmente “attaccabile”) anziché seguire pedissequamente la quantità comunque necessaria.
Fatto lo stampo, foderando fondale e circonferenza, mettiamolo in freezer per tre quarti d’ora
Iniziare la preparazione della crema (e nel frattempo iniziare il preriscaldamento del forno a 180 gradi):
– 750 grammi di Philadelphia classico
– 25 grammi di amido di mais (maizena)
– 150 grammi di zucchero
– 1 bustina di vanillina
– 3 uova (tuorlo e albumi)
– 100 ml di panna fresca
– il succo di un limone e poco piú
– pizzico di sale
Per fare la crema usavo la frusta elettrica. Non mi soddisfava. Ho preferito allora fare a mano, com buona pace del nostro fisioterapista, unico a rimettermi in sesto dopo la mulinata. Comunque: formaggio nella ciotola, maizena, vanillina, panna liquida e zucchero. Via di gomito e facciamola diventare crema (non liquida!).
Una volta terminata la crema (il forno sarà già a temperatura e lo stampo “solidificato”), si prenda lo stampo, gli si versi dentro la crema, lasciando che si deponga da sola, ed eventualmente dare una piccola pareggiata quando termina la colata. Tenete a mente che durante la cottura la crema si gonfierà leggermente; sarebbe dunque meglio evitare di coprire lo stampo fino all’orlo.
Per la cottura: 30 minuti a 180 gradi, e i successivi 30 minuti a 160. Tenerla in osservazione: personalmente non mi soddisfa quando diventa leggermente dorata (dunque troppo cotta) perchè perde il gusto cremoso, diventando un po’ secca e “spugnosa”. Molto sinceramente, la cottura è l’unica cosa che ogni volta continua a preoccuparmi!
Torno in ufficio, ma con una fame bestia.
Una replica a “Da Casale la Cheesecake di Marco Martelli”
mi è venuta una morbosa fame