Maurizio Massari e il libero vignaiolo

Spesso, quando mi capita di transitare per Modena e avere un’oretta di margine lo chiamo: “Vittorio, sei in azienda? Hai tempo per me…?” Passare a comprare vino da lui, infatti, va ben oltre l’aspetto commerciale e richiede la spesa del “giusto tempo”, come si andasse a trovare un caro amico: quel tempo te lo ritrovi poi in emozioni tutte le volte che apri una sua bottiglia. La passione per il vino la condivido profondamente con mia moglie, Paola, ed insieme conoscemmo Vittorio Graziano una decina d’anni fa al Merano Wine Festival, una delle manifestazioni enologiche più importanti a livello nazionale. Era stato selezionato tra i 10 produttori invitati ad ogni edizione nella sezione “enologia estrema”. Ci stupì trovare così accreditato un produttore della nostra regione che non conoscevamo: la sua storia ci incuriosì ma soprattutto ci piacque molto l’espressività dei suoi vini. Da allora ci siamo rivisti molte volte, un po’ in giro alle varie manifestazioni, spesso da lui.

Le sue vigne sono sulla prima collina sopra Castelvetro, la terra è rossa e grassa d’inverno, secca e dura in estate. Vittorio ha sessant’anni, da 30 fa vino: parla della vigna come di una moglie, dei suoi vini come di suoi figli. La sua cantina ha nulla di tecnologico ed è al piano interrato di uno splendido casone che pazientemente sta ristrutturando da anni: “ho la fortuna che da giovane, prima dedicarmi al vino, i mestieri li ho fatti un po’ tutti e so arrangiarmi; c’era un vecchio falegname che chiudeva e a poco gli ho preso banchi e attrezzi dismessi: hai idea di quanto costi far ristrutturare fuori travi, traverse e infissi…???”

Il suo cavallo di battaglie è naturalmente il Lambrusco. Si chiama “Fontana dei Boschi”, un Grasparossa rigorosamente rifermentato in bottiglia: potente, intrigante, appagante ed irrefrenabile alla beva. Ma di vini Vittorio ne fa anche altri. Due vini fermi, un rosso (il “Sassoscuro”) ed un bianco (il “Tarbianaaz”). Il Sassoscuro è una cuveé di oltre 10 vitigni diversi presenti in azienda: molte sono varietà minori e dimenticate dall’enologia contemporanea; il vino ha sentori davvero complessi e sviluppa una trama avvincente nel suo scorrere in bocca. Il Tarbianaaz è qualcosa a sé, potremmo definirlo un “fossile enologico vivente” se non sprigionasse vitalità e potenza tali da svilire e traumatizzare qualsiasi vino bianco rintracciabile sullo scaffale dell’enoteca… “Una volta qua il trebbiano si vinificava così: finita la prima fermentazione, quando saliva il “cappello” delle bucce, lo si murava con della calce, in modo che la fermentazione proseguisse in riduzione, in totale assenza di ossigeno; si lasciava uscire solo un tubino per lo sfiato della carbonica e lo si faceva sfogare in una bacinella d’acqua in modo che l’aria non potesse rientrare. Così fino a metà dicembre, poi si svinava perché questo era il vino di Natale…”

Se vi capita poi di passare da lui verso maggio, potreste trovare anche “Lo Smilzo”, un rosato frizzante perché… “Quando torni dalla vigna hai veramente sete di qualcosa di fresco e appagante…” Peccato che la bottiglia finisca con gli occhi! Grazie Vittorio: libero vignaiolo praticante!

Per saperne di più…
http://ilviandantebevitore.blogspot.com/2010/11/vittorio-graziano-libero-vignaiolo.html
(allego foto da Vittorio,,,)

Maurizio Massari
Basket Ravenna

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