Mio Caro Meo,
festeggio oggi un giorno speciale. L’unico, in questi anni così vertiginosi e magici, in cui mi sono svegliato con uno spicchio di basket ancora dentro di me. Con la voglia di essere in tribuna alla tua prima da Allenatore della Nazionale. Tra l’altro a Torino, la città che sentì più tua, quella che mio Padre sentiva più sua.
Devi sapere che in questi anni l’unica domanda costante che mi ha fatto mia madre, alla pudica ricerca di connessioni con la mia vita precedente, è sempre stata una cosa tipo “E Sacchetti?” quasi a voler sollecitare spirito e desideri che ho perso, invitandomi a parlare della persona cui sono emotivamente legato di più nello sport. Tu e il mio amico Baio che con noi condivide anche la passione per i vini.
Speravo che alla tua prima fosse in campo anche tuo figlio Brian, non tanto per la questione pseudo nepotistica che con grande idiozia più di un “addetto ai lavori” ha tirato in ballo, bensì semplicemente perché sono convinto da anni che alla nostra Nazionale manchi proprio un giocatore come lui. Uno che dalla panchina non abbia voglia di prendersi un tiro per forza, ma di fare qualcosa di utile per gli altri. Uno che ti assomigli un po’, per dirla con più franchezza. Hai scelto diversamente, sottolineando il fatto che non gli hai mai regalato nulla. Probabilmente hai fatto bene, ed hai scelto con sagacia: il tuo Ragazzo ti sarà utile in occasioni più probanti. Quello di Brescia, tra l’altro, è stato un colpo di mercato eccezionale.
Certo il basket non ha regalato nulla neanche a Te. Hai costruito tutto con la forza della tua umiltà, dei tuoi baffi, dei tuoi polpacci, di intelligenza e di capacità nel riconoscere il talento piuttosto uniche. E, fortunatamente per te, molto sottovalutate dagli altri.
Da giocatore non sei riuscito a vincere lo scudetto che tuo figlio ha già vinto, ma ti sei ampiamente rifatto con la Nazionale che da oggi guidi. Vedrai che – come accaduto nella magnifica relazione che hai avuto con coach Gamba – in questi anni troverai qualche ragazzo che magari oggi vedi meno e che un domani potrebbe essere il tuo Sacchetti. A dire il vero non ne vedo molti, ma vedrai che arriveranno.
Da allenatore sei partito dalle palestre di provincia, e hai vinto tutti i campionati, conoscendo la magia delle minors ma anche momenti terribili come l’aver perso un proprio giocatore in campo, tanti anni fa. Andrea Grossi in questi anni è stato il tuo Angelo Custode e anche stasera siederà in fondo alla panchina della tua squadra.
I suoi compagni di allora, come sempre, saranno in tribuna a fare il tifo per te.
Io aprirò una grande bottiglia insieme alla mia fidanzata e al caro amico Giorgio Bianchi: lo conobbi per dei biglietti di Bruce Springsteen, e parlando di basket mi disse che non andava a vedere Varese da quando avevi smesso di giocare. Lo convinsi che si sarebbe potuto ancora divertire, è abbonato ormai da 5 anni e domenica prossima si rimette in macchina per assistere alla partita della OJM a Pesaro.
Ancora non so cosa aprire. Potrebbe essere un Gattinara, che mi ricorda i nostri ritiri dal mitico Dario all’Hotel Italia a Varallo Sesia: pensa che suo nipote Alessandro da anni è il meraviglioso fotografo che scatta le campagne pubblicitarie della Fabi e di Barracuda.
Oppure potrebbe essere un Bordò delle Marche, il nostro Cannonau, a creare il legame tra le due terre in cui abbiamo deciso di invecchiare. La tua Sardegna, le mie Marche.
La terza opzione è un vino dell’Etna,. Già la nostra amata Sicilia, ho in casa un Terre Siciliane di Passopisciaro, gran bottiglia davvero, dedicata alla stagione che mi hai regalato a Capo d’Orlando.
Allora buona serata mio caro Meo. Torino, la Romania (che sceneggiatura da Oscar), la maglia Azzurra, Roberto Brunamonti al tuo fianco, resta solo da vincere e far divertire tutti, come hai fatto in questi anni di successi e basket spettacolo.