I Colli Tortonesi di Piero Guerrini

“Per noi torinesi, abituati a girovagare per Langa e Monferrato e a vivere di Nebbiolo in ogni sua declinazione, Barbera, Dolcetto e altri autoctoni (ebbene sì, noi i più fortunati al mondo, convinti come siamo che persino i francesi di Borgogna ci possano lustrare con garbo le scarpe), ebbene per noi torinesi il tortonese oltre che uno scioglilingua è un po’ troppo in là, difficile da raggiungere, più vicino a Liguria e Lombardia.

Soprattutto nel pensiero.

E Derthona era una squadra di calcio relegata nelle pagine secondarie dell’album Panini nella nostra giovinezza a base di figurine e partite per strada o negli oratori.

Insomma, trascurabile.

Fino a che Walter Massa non ha mostrato al mondo il tesoro alimentato da questa terra.

Perché intendiamoci, mica si poteva andare nel tortonese per Barbera e Croatina di laggù. Ma per bianchi di altissimo livello il Piemonte non era noto.

E invece… Il mio primo contatto vero con il Timorasso risale a questo millennio, finalmente privo di ogni scetticismo.

A La Colombera, scoprendo il sorriso dolce e ironico, pari all’ospitalità e la qualità del Derthona e del Montino, la sua riserva.

Sorpresa a limiti dello stordimento. In una parola innamoramento. per un vino di rara eleganza, pari al rigore, sapido, di grande acidità, che puoi anche dimenticarti in cantina per anni (e io amo l’invecchiamento, il passare del tempo anche nel vino), ricco di profumi mai banale. Anzi originalissimo.

Tanto che vale la pena muoversi per cantine, anche perché tra i produttori ce ne sono davvero di originali e un po’ “testoni”. contadini veri cui piace più di tutto sperimentare e ricercare.

Come Daniele Ricci di Cascina San Leto, una faccia programmatica e vini che ti lasciano a bocca aperta, con la voglia di provarli ogni anno, perché mai uguali.

E in cascina si mangia e bene. Intorno si stanno sviluppando anche realtà giovani, non soltanto gli storici come Boveri e Claudio Mariotto.

Penso ai ragazzi dell’Azienda I Carpini, a Luca Canevaro.

Il fatto è che poi provi i rossi e resti conquistato dalle barbera e dalle croatine (l’Elso di Ricci fu una rivelazione, tosta eh).

Ma non basta, c’è il Montebore, ci sono gli agnolotti, provate quelli del ristorante Montecarlo a Mombisaggio.

Ci sono i salumi. Ci sono i paesaggi, declivi che nulla hanno da invidiare patrimoni Unesco. E tutto si accompagna all’umiltà e alla cordialità di chi lavora la terra.

Liberi di non crederci, ma andateci e, dimenticavo, fate un salto anche da Valli Unite, fatevi sorprendere.

A Tortona si beve alla grande e si mangia benone, tipo da Anna Ghisolfi, ma va benissimo anche la Vineria Derthona.

Poi, praticamente nascosta, provate a scovare Casa seteria Sironi, di fronte a quella che era la seteria, magione trasformata manentendone le caratteristiche e gli arredamenti però, in bed and breakfast.

Poche stanze uniche, prenotate. Il fatto è che Tortona non te l’aspetti.

PIERO GUERRINI

Nella foto: una camera di Casa della Seteria Sironi

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