AL BAR SPORT DI CASALE MONFERRATO, DOVE SENZA STEFANO BENNI (NE’ LINO BANFI) SI BATTONO LE STRADE DELL’OSTERIA PERFETTA

In occasione del decennale del Blog, il ritorno di FABRIZIO B. PROVERA su Basketkitchen

Tra le tante lezioni che abbiamo apprese dal più grande intellettuale prestato alla cucina del XX secolo, che a parere di chi scrive è Fulvio Pierangelini in ex aequo col Maestro Gualtiero Marchesi, ce n’è una che udimmo dal grande solista del Gambero Rosso una sera inoltrata, tra le mura irredente e irripetibili del locale che- nonostante il nome di un qualche centinaio di altre trattorie di medio basso livello- ha segnato un PRIMA e un DOPO nella cucina italiana ed internazionale:

‘Non mi interessa il piatto perfetto. E’ un piatto che ha perso tensione, capacità di migliorare. Mi interessa il piatto imperfetto’.

Also sprach la sera che venimmo travolti dalla sfera di mortadella sovrastata da una fetta di mela (folgorante) e dai ravioli ripieni di aringa in salsa di burrata.

Due piatti che un giorno, da qui a molti anni, saranno descritti come tappe tra le più alte del suo cammino impetuoso, che si fermò esattamente l’anno successivo quella visita.

Da lì in poi furono (e sono) solo consulenze di alto profilo per Rocco Forte.

Il proemio può apparire inutilmente prolisso, per noi serve soprattutto a condividere con Gianmaria, gli amici di Basket Kitchen e i tanti amanti del cesto dalle parti di Casale Monferrato la scoperta di un locale che ha le ingombranti stimmate della (quasi) perfezione:

l’osteria Bar Sport di chef Tommaso Negri e della consorte Paola Brovero (e ovviamente del giovane e validissimo staff di collaboratori di sala e di cucina).

Scoperto nei mesi scorsi grazie alle scorribande con un Motobi datato fine anni Sessanta del duca Cristiano Andrea Del Gobbo, che scovò quasi per caso lo ‘Sport’ durante una zingarata tra i confini di Lombardia e Piemonte, ci sono bastate tre visite per emettere la sentenza da goderecci impenitenti (quali siamo): trattasi dell’osteria PERFETTA, o quasi.

Non ci sono echi né di Stefano Benni né del sublime trashismo della pellicola con Lino Banfi, Mara Venier e Jerry Calà del 1983, in compenso la visione, la solidità, l’affiatamento, la perfetta quadratura del cerchio enogastronomico

di uno chef cresciuto alla corte del maestro Filippo Chiappini Dattilo dell’Antica Osteria del Teatro di Piacenza, a sua volta iniziato all’haute cuisine da uno di quei non pochi fuoriclasse che sono assurti a leggenda senza divenire popolari: Georges Cogny, che finì di dispensare la sua grandezza in un locale remoto di un paese remotissimo, la Casa Cantoniera di Farini, sulle alture di Piacenza, non esattamente località attrattiva come i Campi Elisi.

Tommaso, Paola e i ragazzi hanno costruito una bomboniera dove il tutto esaurito è la regola, ma che la cucina intelligentemente espressa (e non smisurata nel menù, come si confà ad ogni BUON ristorante degno di tal nome) rende sempre ed estremamente piacevole la sosta ai 35, massimo 40 coperti che vengono occupati da amici e clienti habitué, che danno del tu a Tommaso (e ai piatti) lasciandosi cullare da una cucina che riesce sempre a ripetersi (nella centratura gustativa) anche cambiando.

Ci sono piatti che troverete pressoché sempre, a partire dai viaggi concettuali attorno al foie gras (Chiappini Dattilo è stato un venerabile maestro della materia): terrina e scaloppa sono egualmente suadenti (e convincenti).

La battuta di fassona con asparagi e robiola (o altre guarnizioni) è una polizza stipulata coi Lloyd’s: merito della capacità di assicurarsi materie prime impeccabili rielaborate senza alterarle mai e proponendole a prezzi concorrenziali (specie per chi arriva dalla Milano da bere o da mangiare…).

Saputo della nostra devozione per Fulvio Pierangelini, Tommaso ci ha stregati con una passatina di ceci con polpo e olio extravergine che ci ha davvero convinto, ancorché con materia prima ittica diversa rispetto ai gamberi che il Sommo utilizzò la sera in cui nacque il piatto più copiato della cucina italiana, la sera che lo preparò per il marchese Incisa della Rocchetta.

Porcini fritti con crema di gorgonzola (dalla morbidezza gustativa che sconfina nel piacere extra alimentare…), vitello tonnato vecchia maniera, cardi e fonduta, insalata d’autunno con bagna cauda leggera, cotechino gamberi crudi e castagne (do you remember piedino di maiale con scampi by Cracco?) sono alcuni degli altri antipasti, che cambiano almeno due volte al mese.

Gli agnolotti Baracco (prodotti in un laboratorio adiacente al locale) con sugo d’arrosto sono immancabili a queste latitudini, ma che buoni i tagliolini burro e acciughe, come le tante variazioni sul tema delle creme, con verdure o pesce, gli gnocchi con salsiccia e cime di rapa e decine di altre incursioni nel campo del carboidrato.

In autunno, commendevole l’utilizzo del tartufo di una valle monferrina proposto a prezzi davvero concorrenziali rispetto al cugino albese.

La scaloppa di foie gras, proposta a 20 euro, è il piatto più caro proposto nel menù (unico col 2 davanti…), ma è così buona da risultare peccaminosa.

Coniglio ‘rollato agli agretti, baccalà croccante fragole e basilico, costolette di agnello, merluzzo con bagna cauda (rieccola), piovra croccante con hummus, uovo asparagi e Castelmagno, brasato al Barbera, guancia di manzo al Grignolino sono solo alcuni dei piatti forti proposti come secondi.

Come direbbe il Larousse Gastronomique i formaggi sono parte del servizio dolce, qui al Bar Sport Tommaso ne seleziona diversi dai classici, consueti e meravigliosi piccoli produttori che (in occasione della nostra ultima visita) sono valsi la composizione di un plateau a livello di stella(to) Michelin.

Si finisce davvero golosamente in dolcezza, e non è affatto scontato il più delle volte: finocchio pompelmo e agrumi, riso cioccolato caramello di mandorla e capperi salati, zabaione con gelato e tantissimo altro. Dolci mai stucchevoli e dove si fa un uso accorto (e non eccessivo) dello zucchero.

Capitolo bevande: semplice, si beve da Dio attingendo da una carta con centinaia di referenze intelligenti, molte poco note alcune altre di più, a prezzi inferiori del 20 o anche del 30% rispetto a locali dove avete bevuto le stesse bottiglie. Carta intelligente, fatta per bere (e far bere).

Un encomio ‘laterale’ e a parte meritano le tantissime (centinaia anche in questo caso) etichette di Gin, grappe, amari, soprattutto di mistici scotch (sugli scaffali campeggia persino qualche etichetta ‘maltata scozzese’ del sommo Silvano Samaroli): ergo si conclude appagati e felici, sorseggiando un Gin Tonic o un Single Malt, o pur soltanto un amaro del profondo

Piemonte, attingendo da una selezione che- per blasone e ricerca- possiamo serenamente definire da locale bistellato.

E ci fermiamo qui.

O no, perché il caffè è ottimo, il conto tra 40 e 50 euro a cena (a pranzo meno), poi se siete degli amanti dell’etilismo profondo e consapevole come chi scrive sforerete di 10 o 15.

Da Tommaso e Paola si trovano spesso presidente e board dirigenziale della Junior Monferrato, staff giovane e dinamico; il PalaFerraris dista pochi chilometri, evidente ‘assistenza’ anche per gli amici del Basket Derthona e i tanti adepti di monsù Vacirca.

Segnatevi col circoletto rosso l’Osteria Bar Sport, peraltro esattamente di fronte c’è una macelleria che Tommaso ci dice essere tra le migliori di tutto il Piemonte.

Da quel che abbiamo assaggiato, ci crediamo. L’Osteria Bar Sport è profonda e divertente come i Seattle di Dale Ellis, Olden Polynice (ex Rimini), Shawn Kemp, Dana Barros, Michael Cage, Xavier Mc Daniel e ovviamente The Glove, allenatore Kc Jones.

Ovvio che per gli amanti del vero basket il giocatore più di culto dell’epopea Sonics fosse Dale Ellis… Ecco, Tommaso e consorte hanno costruito un ristorante che parte da Stefano Benni, passa per Lino

Banfi e finisce dalle parti di Seattle. Ergo, andateci. Al più presto..

Fabrizio B. Provera

OSTERIA BAR SPORT

INDIRIZZO Loc. san germano – Strada Alessandria, 85 Casale Monferrato Alessandria Piemonte

TELEFONO

0142506

340 238 5882

www.facebook.com/OsteriaBarSportCasale

Le foto sono tratte dalla pagina Facebook dell’Osteria

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