La Top 50 del Basket Italiano a Tavola /seconda parte

Altri 11 profili per la nostra Top 50 dei personaggi più importanti del basket italiano a tavola – o in ambito enograstronomico – per il 2013. Ricordando che non vengono inseriti in base a una classifica, ma in ordine di apparizione. Come ai matrimoni: arrivi al ricevimento, cerchi il tuo tavolo, c’è chi si siede per primo, e chi si siede per ultimo. Oggi abbiamo mischiato le carte, giocando con l’attualità e la nostra storia.

39 – Use Basket Empoli: la società toscana (serie B Nazionale e un florido settore giovanile) ha stabilito un grande record pochi giorni fa. 547 persone per la cena di Natale alla palestra Lazzeri, trasformata per l’occasione in ristorante. Seduti a tavola i dirigenti, le prime squadre, il consiglio direttivo della società, i rappresentanti istituzionali, gli sponsor, gli allenatori, settore giovanile e minibasket. Dirigenti ed allenatori, con tanto di grembiule creato ad hoc per la serata, hanno servito ai tavoli. In abbinamento: una gita a Empoli per capire come si possono raccogliere fondi anche con queste iniziative.

38 – Luca Robledo: responsabile dell’area tecnica del Basket Neuchatel in serie A svizzera, per anni scout all’Olimpia Milano. Il suo patatonno

ha lanciato Basketkitchen.com nel gotha dei blog di cucina. Cuoco fai da te, ispirato dalla mamma, teorico delle porzioni giganti. In abbinamento: una birra artigianale dall’archivio di Riccardo Telesi, il nostro esperto del settore, già assistente in Legadue a Castelletto Ticino e Rimini.

37 – Federico Manzotti: team manager di Jesi, di fatto il Gm, dirigente vecchio stampo, preparatissimo in campo, dietro la scrivania e nella scelta dei ristoranti. Cercate un locale giusto? Rivolgetevi a Lui. Siete in giro per una partita e avete voglia di mangiare qualcosa “al volo”? Fate squillare il suo cellulare. Qualche esempio: L’araba fenice a BrindisiAi 2 Ghiottoni Bari, Il passo a Campalto (Venezia), Il Mandracchio in Ancona , il Tropical a Grottammare, Osteria Santa Lucia a Jesi, Vino e cucina di Staffolo, Frasca da Gianni a Cividale del Friuli, Bassetto a Ferentino. Insomma: la Treccani dei ristoranti di “basket” italiani. In abbinamento: una cena, offro io.

36 – Stefano Vanoncini: assistente di Charlie Recalcati alla Sutor Montegranaro, orobico innamorato delle Marche (ha preso casa a Porto Sant’Elpidio), è cultore di arrosticini e degustatore di pesce. I suoi diametri non traggano in inganno, con lui vince sempre la qualità. Un corso di degustazione fatto anni addietro lo ha promosso sul campo ottimo conoscitore di vini. L’esperienza in Sicilia ha aumentato il suo bagaglio di conoscenze alla voce “dolci”: c’è chi lo ha visto mangiare 8 granite in un giorno. In abbinamento: un Pinot Nero di Mancini.

35 – Alessandro Ramagli: coach di Verona e uomo dai diametri sacri, amante della buona tavola. Conversatore abile anche fuori dalle Colonne d’Ercole della palla a spicchi, formidabile degustatore a tutto tondo. Insomma, forchetta e calice di livello assoluto. La radice livornese  gli porta in dote il caciucco, ma lui cede volentieri alla rosticciana e ama l’agnello, magari accompagnato da un super tuscan o da un Montepulciano d’Abruzzo conosciuto durante le stagioni a Teramo.

34 – Mario Boni: analyst di SKY TG24 e già bellicoso vicepresidente della GIBA in polemica aperta con il Presidente della FIP in carica Dino Meneghin. Tra le tante bombe delle ultime settimane… “Ho letto l’intervista rilasciata da Meneghin in occasione dell’All Star Game giocato a Biella. Ha dichiarato che il basket italiano è in gran salute. Come da me sottolineato qualche settimana fa, il buon Dino vive in un mondo parallelo!”. Dimostra una insolita preparazione anche tavola. Essendo “patrimonio dell’umanità”, si concede in modo trasversale: dallo spaghetto allo scoglio alla tagliata, dalle scucchiaiate di salta tonnata e tzatziki made in Salonicco al risotto al barolo. A proposito di vini: la Toscana ha impresso il suo marchio sul cannoniere che in Grecia è stato un dio laico: poker di Super Tuscan con Solaia, Ornellaia, Tignanello e Sassicaia. In abbinamento: una cena con SuperDino organizzata da Basketkitchen.com

33 – Claudio Coldebella: vicepresidente di Treviso Basket e una delle anime del Consorzio che ha lavorato per mantenere il basket in città. Physique du role, ma intenditore di cucina e vini: ha frequentato il corso AIS di primo livello, è pronto per progredire ancora. La Grecia gli ha regalato la passione per i piatti di mare, ma il suo piatto della vita sono i CELSON, un tipo di tortello ripieno di patate e cipolle che si serve con il burro fuso. Un piatto che arriva dalla Carnia, la terra di suo nonno. In abbinamento: una cena da Papadakis ad Atene.

32 – Gianni Corsolini: un grande Saggio del nostro basket, bolognese classe 1933, una vita per la Pallacanestro Cantù. Ma è stato anche Presidente della Legabasket e capo degli Allenatori italiani. Penna sopraffina, ha il cruccio di non essere mai stato ammesso al Canaglia Club. Forchetta imperiale e degna della sua Carriera: è stato capace di indossare un bavaglio dal collo al giro vita e di macchiarsi di sugo le spalle. In abbinamento: taglietelle al ragout.

31 – Carlo Caglieris: prossimo all’ingresso nella Hall of Fame del Basket Italiano, è il play degli Europei di Nantes e della corsa con bacio al pallone a fine partita. Un pallone che ha “recuperato” quest’estate grazie alla generosità del bolognese Roberto Fiorini, che lo aveva avuto in “eredità” dalla vedova di Roberto Fabbri, addetto stampa della FIP ai tempi di Nantes. La consegna è avvenuta a Castellania, davanti al santuario di Fausto e Serse Coppi: insomma, una storia da libro, da Sfide. Ma non è stato il solo amarcord recente per Caglieris: entrato in un ristorante di una nota località ligure, viene fermato all’ingresso dal proprietario che gli ricorda, con tanto di documentazione, una cena della Saclà Asti di almeno 30 anni prima, ricordata come la più pantagruelica nella storia del locale. In abbinamento: una cena al Bagatto di Loano, ospite il pallone di Nantes.

30 – Alberto Petazzi: non si occupa più di pallacanestro da molto tempo, ma è stato un GM di grande livello per quasi vent’anni. Non si occupa nemmeno più di cucina e ristoranti, ma anche in questo campo è stato un pioniere ed è doveroso inserirlo in classifica. Nel 1997, in via Canonica a Milano, aprì in società con Mike Brown e all’agente americano Richard Kaner il New York Cafe’, ispirato alla cucina del New England. Un locale che oggi non c’è più ma che per tanti anni è stato meta di pellegrinaggi di baskettari e non. Un Paradiso per gli amanti del genere: mezza libbra o una libbra piena di hamburger, pollo fritto, club sandwich, onion rings, buffalo wings, New York Strip, cheese cake, apple pie e chi più ne ha più ne metta. Ma il must rimaneva il Vitello Oscar con aragosta e asparagi. A proposito di Richard Kaner, newyorkese che tra gli anni 70 e gli anni 80 negoziò una gran parte dei contratti dei giocatori americani arrivati in Italia (tra gli altri Wingo, Morse, Sojourner): da molti viene considerato il più grande conoscitore “baskettaro” di ristoranti in Europa. A Milano aveva sempre due tavoli prenotati: a pranzo al Panino Giusto di Piazza XXIV Maggio (secondo Toni Cappellari, lo scoprì lui), alla sera alla Torre del Mangia, la casa milanese di Mike D’Antoni.

2- continua

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