La griglia gourmet, parte seconda (e non ultima)

Tutti pazzi per le macchinine di Labanti. La griglia del Corriere di Bologna fa discutere, ma i nostri consigli per la tavola addolciscono la pillola soprattutto a chi sta dietro. E ne parliamo qui: siamo tra la quinta e l’ottava fila, ovvero fuori dalle Final8, fuori dai Playoffs, fuori da tutto. Almeno secondo Daniele e il Corriere. E’ una sezione nella quale andiamo per le lunghe, quindi la divideremo in due post Si parte col botto, da Bologna sponda Virtus.

BOLOGNA: io vado alla Gigina. Non di discute.Fuori dal centro, c’è dal 1956. Quando la fondatrice Aldina Fava (al secolo Gigina) stendeva sfoglie di pasta fresca e cucinava profumati ragù nel rispetto della più severa tradizione della cucina bolognese. Ora e allora, canterebbe Ligabue. Impossibile farsi mancare un dolcino (per me la zuppa inglese) dopo un viaggi spesso senza ritorno nella bancarella dei sapori del passato: per la cronaca, lingua, testina, manzo e cotechino; le polpette; il ballà in umido; la trippa alla bolognese; lo spezzatino di vitello. Le tagliatelle al ragù, i tortellini in brodo secondo tradizione. Per tutto il resto, ci sono i consigli sempre buoni di Labanti.

Ma anche quelli di Marozzi, oltre alle storie di Porelli al Diana di Antonio Cappellari.

ROMA: nella Capitale c’è di tutto e di più. A me piace andare nel quartiere ebraico da Roscioli, nato come forno (magica la torta ricotta e visciole), oggi anche tempio gourmet in doppia veste. C’è la salumeria/gastronomia, fino alle 12 e tra le 15 e le 19. Poi si aprono le danze con il meglio della materia prima, una cantina fantastica, pesce sempre fresco. Avvertenza: non per tutte le tasche.

VARESE: ce la “sciroppiamo” attingendo all’archivio con l’immancabile penna di Giuseppe Sciascia e qualche rinforzo, specificando che per motivi professionali è doveroso non ridursi a una sola segnalazione.

(g.s.) Per l’aperitivo pre-gara (o un post-dinner da meditazione) in occasione di infrasettimanali, anticipi Tv o playoff doverosa una visita all’Uva Rara, storica enoteca situata nella centralissima via Cavallotti (zona della “movida” varesina): il padrone è grande appassionato e tifoso della Pall.Varese (nonchè fratello di noto ex coach della femminile) nonchè sommelier di livello con tanta passione per le bollicine (sia francesi che franciacortine) e una fornitissima cantina di rossi (apprezzabili soprattutto i toscani e i siciliani). Consigliatissimo per chi ama bere bene in un ambiente rilassante.

Per il post-partita, specie a tarda sera, è obbligata la tappa alla Botte: è lo storico covo di Andrea Meneghin (appesa al muro c’è ancora il quadro con la retina degli Europei di Parigi 1999) diventato ora ristorante-pizzeria. Vicinissimo al palazzetto (via Sanvito Silvestro, neppure un chilometro da Masnago) e col pregio di rimanere aperto fino alle ore piccole che per i “baskettari” della palla a due alle 20,30 è requisito fondamentale, è abituale ritrovo dopo-gara per giocatori, dirigenti, stampa locale e tifosi: valide pizza e primi, per gli amanti della cucina americana o tex-mex si propongono megaburger e fajitas.

Per i più tradizionalisti amanti della cena stile “meat and potatoes” obbligatoria una tappa al ristorante Bologna, situato in centro in via Veratti: il proprietario è uno dei membri di “Varese nel Cuore”, ai muri del locale ci sono foto amarcord degli anni 70 e 80 quando Morse, Thompson, Hordges, Vescovi e Caneva erano di casa. Il nome dice tutto sul tipo di cucina, imperdibile per quantità e qualità il giro iniziale degli antipasti “come se piovesse” tra salumi e specialità della casa (salsicce, caprino e verdure sott’olio), poi ampissima scelta dei primi e la classica fiorentina “di livello” con ampia scelta di rossi, più crema di riso con cioccolato caldo come dessert. Rapporto qualità-quantità-prezzo decisamente eccellente.

Sempre tra i ristoranti consorziati, due autentiche perle: la Bottega Lombarda a Bodio e La Tana d’Orso a Mustonate, di cui vi abbiamo parlato diffusamente. Così come trovate nel blog ampi servizi su Venanzio a Induno Olona.

Infine, last but not least, conslgliatissima per i gourmet più raffinati l’esperienza al ristorante Il Gestore situato in viale Aguggiari 48 (vicinissimo all’Ippodromo): location upper-class in una sontuosa villa d’epoca, accoglienza familiare, piatti di qualità assoluta preparati da uno chef col tocco dell’artista come il signor Benito, delizie per il palato dall’antipasto (specialmente di pesce tra tartare di tonno e capesante) al dolce (il carrello è davvero commovente e si fatica spesso e volentieri a limitarsi al bis di assaggi) al di là delle occasioni “di stagione” (selvaggina in autunno, tarfufo a novembre, bolliti a gennaio-febbraio, pesce d’estate). Interessante anche la carta dei vini, il prezzo è chiaramente diverso da quello degli altri locali ma garantisco personalmente che ne vale davvero la pena.

MONTEGRANARO: anche qui, impossibile non divagare. l’Osteria dell’Arco di Magliano di Tenna,rifugio sempre gradiotissimo. Tiziano non è solo un amico, lui e sua moglie sono osti clamorosi. Un luogo magico, nella piazzetta del paese, nel quale ci si affeziona alle cose semplici: la bruschetta con l’olio nuovo, galantina e insalata russa, gli spaghetti Mancini cacio e pepe. La Trattoria La Rocca a Porto San Giorgio. Grande chef. Lì mi organizzarono una festa di compleanno a sorpresa, regalandomi una cintura di Gucci due taglie più abbondante. I ragazzi erano stati previdenti, ora mi sta a pennello.

Damiani & Rossi, sempre a Porto San Giorgio. Nella versione invernale e anche in quella estiva, una magnifica terrazza sul mare. Un po’ pettinato, un po’ caro, ma roba di classe. Soprattutto quando hai il budget per accompagnare la cena con un Bandol rosè.

Il Tropical di Grottammare. Un altro magnifico chalet. Chi lo gestisce è un poco umorale, ma è il suo forte. E mi è sempre stato simpatico. Crudo da urlo: per il pesce, probabilmente quello che mi è sempre piaciuto di più.

CASERTA: (di Fabrizio Frates): …La dritta a Caserta e’arrivata quasi subito, forse la seconda sera dal mio sbarco, e non poteva che essere l’ing.D’angelo, Salvatore per intenderci, a portarmi per la prima volta da Maurizio, al secolo Locanda Battisti, in un vicolo chiuso e a dire il vero mica tanto ben tenuto a pochi passi dalla stazione. E allora penso che se un posto provato la seconda sera, dopo aver continuato a testarne altri, diventa il “tuo” posto per 2 anni quasi sempre a pranzo, spesso la sera, deve essere un posto speciale, da segnalare e consigliare.
Volendo dal fratello Enzo c’e la carne, per non parlare della mozzarella di bufala, o i primi saporiti della cucina campana tipo paccheri di Gragnano alla provola, ma io insisto sul pesce di Maurizio perché quello prendevo e continuerei a prendere. Crudo per cominciare con scampi, gamberi, tonno rosso ed ostriche, poi i primi come linguine, maltagliati o pennoni che sposano a meraviglia funghi chiodini e calamari, fiori di zucca e scampi, tonno rosso e peperoncini verdi. Proseguire non e’ poi cosi semplice: bisogna scegliere fra il filetto di tonno rosso o la delicata frittura di calamari, gamberi, merluzzetti e triglie, anche se io raramente ho tradito una fresca  pezzogna all’acqua pazza.  Gran finale e’ per tutti la millefoglie con crema chantilly fatta in casa, ma io dopo aver provato la torta di ricotta e pere le sono rimasto fedele nei secoli.
La soffusa gentilezza di Maurizio e i tavoli ben spaziati dove si può chiacchierare in santa pace fanno il resto, tanto che pure le sconfitte più brucianti sono state digerite senza troppi bruciori, cosi come le vittorie sono sembrate ancor più leggere e meritate.
Prenotare per tempo e’ d’obbligo.

Hanno collaborato: Daniele Labanti, Luca Marozzi, Toni Cappellari, Giuseppe Sciascia, Fabrizio Frates

2- CONTINUA

GRIGLIA2014

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