Birre da serie A, grande finale

Eccoci giunti alla terza e ultima puntata del corposo speciale che Damiano Franzetti di Malto Gradimento ha confezionato per il nostro blog.

L’ultimo blocco di  città dove si gioca in serie A, con birrifici e locali di riferimento.

Cremona:  Brewfist.
La storia della birra artigianale italiana è passata anche all’ombra del Torrazzo. Qui, alla “Centrale della” Birra di Guido Taraschi ci furono le prime riunioni del nucleo di produttori che nel 1996 diedero vita al movimento tricolore associandosi in Unionbirra (non è un refuso, la “i” finale arrivò tempo dopo). Oggi “Centrale” non esiste più e il panorama locale appare decisamente spoglio. Così ci spostiamo di qualche chilometro e ci fermiamo a Codogno dove ha sede Brewfist, uno dei più interessanti, organizzati e vien da dire importanti produttori nazionali. Con una gamma ricchissima e forte di diverse collaborazioni, il birrificio di Pietro Di Pilato e Andrea Maiocchi ha saputo imporsi a livello nazionale ma anche all’estero. Tra le birre da assaggiare (magari al “Terminal 1”, il locale gestito in via diretta) ci sono senza dubbio lPA: “Burocracy”, “Space Man” e l’imperial “Too Late”.

buro1

Dove bere: non avendo esperienza “sul campo” salvo il già citato Terminal 1, provo ugualmente a indicare un locale cremonese che forse qualche lettore conosce. È il “Tramvai” di via Eridano 1, birreria in franchising che però fa capo a un produttore artigianale, il bresciano “La Fenice”. In carta ovviamente le birre prodotte sull’impianto di Orzinuovi.

Pesaro: 61cento
In una provincia dove non mancano le proposte basti pensare ad
Apecchio dove hanno sede il grande e storico Amarcord e Tenute Collesi diamo fiducia a quello che dovrebbe essere l’unico produttore artigianale attivo in città, il giovanissimo
61cento (è il vecchio CAP di Pesaro). Creato da quattro amici che per tanti anni hanno
praticato l’arte dell’homebrewing, il 61cento si è lanciato nella produzione iniziando con un poker di birre tra le quali c’è anche una curiosa milky stout. In attesa di degustarle di persona, diamo loro spazio su BasketKitchen. Gianmaria ha parlato di birre marchigiane nei mesi scorsi su La Cucina Italiana.

61cento

Dove bere: rigorosamente al Tipo Pub di Simone Flamini, accanto alla Palla di Pomodoro. Grandi birre e panini gourmet in uno Sports Pub sempre imballatissimo.
Pistoia: Nostrale
Ci tocca fare un’eccezione per la città Toscana alla quale abbiniamo una beer firm e non un birrificio con impianto, anche perché quelli che avevamo sondato… non danno segni di vita. E in Toscana, più che in altri posti, il campanilismo è ai massimi e quindi proviamo a restare in provincia (oddio, tra Pistoia e Montecatini sul parquet non è mai corso buon sangue…). Amen: giochiamo il nostro jolly sul Nostrale di Borgo a Buggiano, marchio legato a un’azienda agricola, che produce le proprie birre sull’impianto del Lorem Ipsum di Dicomano (Firenze). Una delle birre di Nostrale si chiama Spara Jurji: ecco, senza conoscerla ci riporta più che ai suoi veri autori (CCCP) a certi concerti dei tempi del liceo. Quindi la promuoviamo sulla fiducia.

SPARAJURIJ_OK

Dove bere: Senza più un locale di riferimento come il Punto Birra, proviamo a buttarci in direzione de La Degna Tana di piazza della Sala, locale che propone anche birre artigianali italiane in rotazione accanto a diverse “classiche” di Belgio e Germania. Il locale inoltre organizza serate a tema, ospiti i birrai che forniscono i propri prodotti: bene così.

Reggio Emilia: Oldo
A una decina di chilometri dalla città del Tricolore, nel comune di Cadelbosco di Sopra, ha sede l’interessante birrificio Oldo, giovane è stato fondato nel 2012 vivace e con un elenco di prodotti piuttosto lungo, tra birre prodotte di continuo (la pils Giò e la stout Bart sono tra quelle già premiate in concorsi specializzati), speciali e one shot.
Tra le birre speciali, chi frequenta Oldo e l’Emilia, ci segnala in modo particolare la “Trentalegni”, curioso blend di birre invecchiate in legno e brettate. Non l’abbiamo testata ma ci fidiamo del consiglio.

trentalegni

Dove bere: andiamo su una grande certezza della zona, l’Arrogant Pub, famoso (nel resto d’Italia) soprattutto per organizzare il festival Arrogant Sour che permette a migliaia di persone di “bere acido”. Il pub in verità non si ferma fermentazioni spontanee e affini, ma ha una proposta ampia e valida del mondo dell’artigianale. E inoltre vanta una cucina eccellente.

Trento:  Birra del Bosco

Diamo tempo di crescere a Birra Trento, che dovrebbe essere l’unico birrificio “vero” presente in città ma ha un solo anno di vita. E così, per una bevuta
abbinata all’Aquila, scegliamo di versare nel bicchiere una Birra del Borgo, un po’ perché le referenze sono buone, un po’ perché San Michele all’Adige è località da sempre abbinata al vino. E certo, in piccolo come Teo Musso dalle sue parti, anche Marco Pederiva e Gabriele Tomasi hanno rotto un tabù: fare birra laddove i vigneti la fanno da padrone. En passant, la american IPA Froggy Hops è finita tra le menzioni della nuova guida Slow Food.

birradelbosco_froggyhops_B164_1

Dove Bere Uno dei locali più famosi della città è senz’altro la Birreria Pedavena, quest’ultimo nome storico dell’industria birraria italiana (bellunese per la precisione). A Trento l’Antica Birreria Pedavena mette a disposizione un menu molto ampio per chi ha fame e serve alle spine la Lag’s, prodotta appositamente per il locale: tre tipi di birre a bassa fermentazione ispirate a stili tedeschi. E del resto il Brennero non è lontanissimo…

 

Varese 50& 50

La provincia dei Sette Laghi che ha sul proprio territorio un grande e storico e molto bello birrificio industriale, la Poretti del gruppo Carlsberg, socia di Varese nel Cuore (il consorzio proprietario di Pallacanestro Varese) offre diverse esperienze interessanti nel mondo della birra artigianale: dallo storico Orso Verde di Busto al premiato Extraomnes di Marnate sino al giovane ma strutturato The Wall di Venegono Inferiore.

Però c’è un solo birrificio attivo entro i confini del capoluogo, il piccolo ma vivacissimo “50&50” di Elia Pina e Alberto Cataldo con sede in Valle Olona. Irriverenti, intriganti ma soprattutto bravi in particolare nell’uso dei luppoli, i due del “50&50”.

50bis

Un esempio? Provate l’esplosiva Django, strong IPA da quasi 7° con diverse varietà di luppoli americani… Dove bere: doppia proposta per il mio territorio. La prima è la storica Unibirra di Calcinate del Pesce (più orientata su prodotti delle grandi scuole straniere) che tra l’altro quest’anno è nel novero degli sponsor minori di Pallacanestro Varese. La seconda è il piccolo ma innovativo Bì-Birre& Bistrot di Casciago con pochi posti a sedere ma ben 10 spine attive, quasi sempre italiane. Entrambi a pochi minuti dal PalaWhirlpool.

RINGRAZIAMENTI Sedici città sparse per l’Italia non sono poche da monitorare con precisione e per questo mi sono avvalso di qualche “spia” in giro per lo Stivale. Grazie dunque iniziamo
dalle signore ad Alessandra Di Dio, e poi in ordine alfabetico a Matteo Giacomin, a Eugenio Peralta, a Marino Petrelli e a Gian Maria Vacirca (quest’ultimo non solo in veste di “editore” ma anche di suggeritore.

Damiano Franzetti

Malto Gradimento

 

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