Poggio al Bosco Botromagno da circoletto rosso 

Non sapevo che in occasione della prima cena di gruppo con i compagni di viaggio del Press Tour dedicato al Primitivo di Gioia del Colle ci sarebbe stata la presenza della cantina Botromagno di Gravina.

Non poteva esserci inizio più convincente: Gravina è una delle località che hanno segnato il rinascimento dei vini bianchi pugliesi, e la storia del Poggio al Bosco mi aveva incuriosito già qualche anni fa scorrendo il sito di Luciano Pignataro. 

Che gli ha dedicato sempre ampi spazi


Avevo cercato e trovato un 2012 seguendo alla lettera i consigli del pezzo, e ricavandone le stesse sensazioni, cioè l’idea di essere di fronte a un bianco col potenziale di uno strabiliante invecchiamento in bottiglia.

Questa sera alla Masseria Montepaolo abbiamo bevuto un 2015 che ci ha già comunicato il suo enorme potenziale.


60% Greco e 40 % Malvasia provenienti da una terra di mezzo gestita con cura e lungimiranza dai fratelli D’Agostino, puntuali nel racconto, efficaci nello storytelling del proprio brand e attenti nel recepire le potenzialità che oggi hanno le nicchie, quelle particolarità che sempre più incuriosiscono un consumatore che ha voglia di sapere cosa c’è dietro un grande vino, ovvero la “testa” di chi lo fa.

Che bello Poggio al Bosco anche in questa versione un po’ giovane, da dimenticare in cantina per permettergli di aprirsi in tutta la sua eleganza e mineralità.

Davvero un grande bianco di nicchia, con un fantastico rapporto qualità prezzo (siamo sui 16 euro in enoteca) , una bottiglia per le occasioni speciali.

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