Torino, oltre la Mole

Metti Torino, un weekend a disposizione, le Final Eight 2023. Cosa fare, una volta usciti dal palazzetto? Quali rotte percorrere, quali angoli scoprire, quali cibi assaggiare, che lato di Torino mordere per primo? Quello sabaudo, dei palazzi barocchi, delle piazze, delle chiese incrostate d’oro o quello underground e creativo di una città che ha un vero talento nell’inventare le cose?

Insomma: pillola rossa o pillola blu?

Perché scegliere quando si possono avere entrambe in un unico luogo? Parliamo di Mulassano, un caffè sotto i portici di piazza Castello, un trionfo di marmi, bronzi, legno e cuoio di Madera, datato 1907. Quanto di più classico e rivoluzionario al tempo stesso, se pensiamo che il locale, al di là della indubbia bellezza, vanta ben due record. Qui, nel 1925, i coniugi Angela e Onorino Nebbiolo, rientrati dagli Usa, servirono il primo toast italiano, grazie a una macchina per tostare il pane che avevano portato con loro da Detroit. Non paghi, utilizzando morbido pane bianco senza tostatura, si inventarono un nuovo e farcitissimo panino che, pochi anni dopo, venne battezzato “Tramezzino” niente meno che da Gabriele d’Annunzio.

Oggi il tramezzino è diffuso quasi ovunque, ma quello di Mulassano ha diverse marce in più per la varietà delle farciture disponibili (una trentina, dal burro e acciughe all’aragosta, dal Garibaldino al tartufo), la qualità degli ingredienti e l’impagabile atmosfera.

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Usciti da Mulassano, in poche centinaia di metri potrete
godere del meglio del meglio che Torino ha da offrire. Piazza Carignano con la fronte curvilinea del palazzo che diede i natali a Vittorio Emanuele II, il Teatro Carignano (una bomboniera barocca che merita la visita a prescindere dallo spettacolo messo in scena), l’antico ristorante Del Cambio, oggi guidato dalle sapienti mani dello chef stellato Matteo Baronetto. Qui tutto parla di Camillo Benso conte di Cavour, che a Torino è emblema del Risorgimento più di Garibaldi. Al “Cambio”, Cavour
aveva il suo tavolo preferito (oggi ancora al suo posto e indicato da una placca), posizionato in posizione strategica. Era infatti visivamente collegato al suo ufficio, nel palazzo di fronte, in modo che i suoi collaboratori potessero richiamarlo facilmente quando si attardava troppo a tavola, magari dopo aver bevuto un bicchiere di vermouth. A proposito, se decidete di bere un Negroni o un Americano al Bar Cavour (è quasi nascosto, al primo piano sopra al ristorante Del Cambio, ma
è un tempio della mixology), rivolgete un ringraziamento deferente a Antonio Benedetto Carpano, che a pochi passi da qui, nel 1786, codificò il moderno vermouth (toh, un’altra invenzione).

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Se volete un cappuccino e un croissant a forma di cubo perfetto, prendeteli in farmacia. Non in una qualunque, ma alla Farmacia del Cambio, un antico speziale trasformato da pochi anni in dependance più pop del Cambio con tavolini sulla piazza (che qui a Torino chiamiamo dehor) e vista sulle cucine del ristorante.
A Torino i musei non si contano e certamente conoscete già i più celebri, dal Museo Egizio ai Musei Reali con la – finalmente restaurata – Cappella della Sindone, l’Armeria Reale (uno spettacolo per grandi e piccini) e la Galleria Sabauda. Però, rimanendo nel centro storico, i due musei che proprio non potete perdere sono il Museo del Risorgimento e le nuovissime Gallerie d’Italia, antico e moderno, alfa e omega, storia fondante dell’Italia e proiezione di come questo Paese potrebbe essere.
Il Museo del Risorgimento è un’ottima occasione per superare ogni lacuna sulla storia risorgimentale. Basterà guardare l’aula del Parlamento Subalpino, con i banchi dei deputati lasciati intatti dopo l’ultima seduta. È un unicum al mondo e pare che ne subisse il fascino anche Gianni Agnelli, che amava visitare il museo la mattina presto, in gran segreto.
Le Gallerie d’Italia, invece, rappresentano la bellezza sotterranea della città, in senso quasi letterale, la spinta verso il futuro, nonostante tutto. Si tratta di uno spazio, aperto a maggio 2022, dedicato principalmente alla fotografia e alle arti visive. In quello che era il caveau della sede principale dell’Istituto Sanpaolo, lo studio di architettura Michele De Lucchi – AMDL Circle ha ricavato ambienti che ospitano mostre temporanee e contengono l’archivio storico di Publifoto.

Al piano nobile, una selezione di opere di arte antica dei proprietà di Intesa Sanpaolo. In questi giorni, non potete perdere la prima mostra italiana dell’artista francese JR, noto per i suoi progetti che uniscono fotografia, arte pubblica e impegno sociale.

Voglia di relax dopo tanta cultura? Nessun problema, potete optare per un classico “Bicerin” tra le boiserie del minuscolo locale che porta il suo nome, vicino alla basilica della Consolata. È una bevanda a base di caffè, cioccolata e panna liquida. Gli ingredienti sono disposti a strati e non vanno mescolati PER NESSUNA RAGIONE.

Per una classica cioccolata con panna, invece, c’è solo l’imbarazzo della scelta: per rimanere in centro, tra le migliori quelle di Ghigo, in via Po e di Baratti&Milano, in piazza Castello, ma se la volete “to go”, da sorbire passeggiando, puntate su
quella di Guido Gobino, uno dei golden boys della cioccolateria torinese.
Se siete in città per il basket potreste apprezzare anche il calcio e l’automobilismo. A prescindere dalla vostra fede, troverete pane per i vostri denti allo Juventus Museum, al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata o al Museo dell’Automobile. Per i più romantici, una salita alla Basilica di Superga col trenino a cremagliera unisce arte, natura e sport. Questo è infatti il sancta sanctorum dei tifosi che celebrano il culto del Grande Torino, squadra leggendaria scomparsa in questo luogo per un incidente aereo il 4 maggio 1949.
E la cena? La scena gastronomica di Torino colpisce chi arriva da fuori per il sorprendente rapporto qualità prezzo.

I buoni ristoranti e le trattorie si trovano un po’ ovunque, ma è a San Salvario, quartiere alle spalle della Stazione di Porta Nuova, che si riscontra la concentrazione
maggiore. Qui le strade del gusto sono quasi infinite, ma per non sbagliare ecco 3 stelle polari della cucina piemontese, locali diversi tra loro ma caratterizzati da prezzi più che onesti e soddisfazione garantita: Le Putrelle, Da Felice e Barbagusto, tutti in zona.

Buon basket e buona Torino a tutte e tutti.

Paolo Patrito

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